Spero che questa mia serva a smuovere le acque, ma stiamo assistendo ormai da decenni alla scomparsa del gelatiere.
Per troppi anni abbiamo pensato che questa specie, che vedevamo dietro i laboratori, mentre era intenta a compiere la sua opera, fare il gelato, potesse tranquillamente sopravvivere al cambiamento economico climatico, invece piano piano li abbiamo visti scomparire.
Lontani sono i tempi dove dal loro territorio di provenienza, in soprannumero, si spostavano per tutta Europa ed Italia, ed il loro arrivo era salutato da interi paesi festanti.
Sembra ieri, quando riempivano le loro scintillanti carrapine con fresco e abbondante gelato, per soddisfare le voglie di grandi e piccini.
Alcuni studiosi di questa specie, cresciuta con una tradizione orale, anticipando i tempi, avevano cercato …di insegnare loro tutta la teoria e la storia della specie, rendendoli consapevoli dell’importanza economico sociale che la loro professione aveva.
Ma l’estinzione, lavora così, muove i suoi passi lentamente, si insinua in luoghi e posti che non diresti mai e miete le sue vittime.
Inizialmente fu solo la foga di elevarsi socialmente. Ai piccoli di questa specie, si cercava di inculcare un’altra vita, che fosse più semplice, che fosse differente e non così di fatica, permettendo loro quanto ai genitori non era stato possibile fare, studiare e laurearsi. Molti di questi pur studiano e laureandosi, non lasciavano però il branco, ritornando in azienda e continuando con nuova linfa vitale il lavoro dei padri e delle madri, altri invece lasciavano definitivamente il branco, occupandosi di altre professioni.
Poi arrivò l’industria del gelato, che tentò negli anni ’70 di farli scomparire, ma quel cambio repentino li rafforzò, diede loro nuove energie e li portò ad opporsi alla loro estinzione, creando gelatieri più consapevoli e rafforzando il mondo del gelato artigianale.
Ma il loro percorso iniziava ad essere segnato. Alcuni di loro attirati dalle sirene della semplificazione iniziarono ad accettare i favori di aziende che offrivano loro prodotti semilavorati, scopo nobile, sperando di aiutarli nel loro lavoro ed aiutarli a non estinguersi.
Pensando in questo modo di preservare la specie, tali aziende cercarono col tempo di semplificare ancor di più il lavoro del gelatiere, non rendendosi conto che non solo arrivavano a spersonalizzare il gelato prodotto, cercando di uniformarlo, ma ledevano la professionalitá di tale specie.
Ma di questa professionalitá nemmeno la specie se ne rendeva conto, tanto che iniziarono a cedere a questi compromessi e a pubblicizzarli, mettendoci la faccia. Molti di loro attirati dai facili guadagni che queste aziende fornivano a loro, divennero testimonial, pubblicizzando i prodotti, ma il grande problema fu la forte adesione a questi prodotti da parte dei gelatieri, che ignari di andare contro all’estinzione accettarono di comprarli.
Altre specie iniziavano ad attaccare questo mondo. Persone che senza una formazione, attirati dalla dolcezza dei gelati, iniziarono a produrre utilizzando solo prodotti pronti, che arrivarono ad un tal limite di perfezione da diventare giá miscela pronta da congelare. Niente più fatica era lo slogan, niente più pesate, solo miscele pronte e guadagni facili.
Così molte specie diverse dal gelatiere, che in tutti quegli anni non aveva voluto prendere uno status suo, tanto da finire elencato nella specie degli alimentaristi, presero il suo posto, aprendo con lo stesso nome i negozi, gelateria artigianale.
Coloro che dovevano difendere la specie, invece iniziarono ad associare questi nuovi arrivati. Alcuni di loro vennero rapiti da questa professione e si trasformarono a loro volta in questa specie, ma l’estinzione continuava a mietere vittime.
Aver abbandonato la ricerca della professione, significava per molti abbandonare anche la formazione, non essere più al passo con i tempi e piano piano uscire dal mercato.
Intanto nascono le catene di gelaterie con banconisti che vendono gelato preparato con miscele fatte in laboratori centralizzati, che curano molto l’immagine e la comunicazione, che forniscono al consumatore finale molte più informazioni di quante riescano a darne i gelatieri, ormai dispersi in rivoli di comitati, associazioni, enti, ecc.
Alcune scuole tentano oggi di allevarli in cattivitá, erudendoli e formandoli per affrontare questo ambiente diventato loro ostile, molti rimessi in libertá continuano la specie, molti altri si arrendono e cercano camuffati da gelatiere di imitare le gesta.
Mi appello a voi cari signori del WWF, inserite i gelatieri nelle specie da tutelare, permettete a loro di ritornare lo sfarzo che ha permesso loro di creare e diffondere il gelato, permettere a loro di formarsi in scuole autonome, lasciare che si incontrino tra loro, che tornino a discutere del gelato, di come farlo, lasciate che ritrovino l’amore per la professione, la passione per il loro mestiere, l’orgoglio per il loro stato sociale, la serietá nello scegliere gli ingredienti, la capacitá di miscelarli, la gioia nel creare gelato.
Grazie!
Nietzsche dice che la vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli. Io sono convinto che per molti uomini questo e’ un periodo magico , perché la consapevolezza dei danni e i limiti di certi sistemi industriali, sono sotto gli occhi di tutti coloro, che pensano e vivono con responsabilità il futuro.
Bell’articolo, pungente al punto giusto e ben scritto. Mi permetto solo di dissentire sull’espressione “Pensando in questo modo di preservare la specie, tali aziende cercarono col tempo di semplificare ancor di più il lavoro del gelatiere”. Le aziende di produzione di basi pronte e semipronte non hanno tentato di preservare la specie, quanto piuttosto hanno tentato di cambiarla, renderla dipendente e di estenderne i confini a proprio vantaggio. In alcuni casi persino di lobotomizzarla.
Se WWF significa: We Will Fight, Io ci sarò e sono certo che non sarò solo ….
Gli stessi Gelatieri che chiedono 500 euro al giorno mínimo per una consulenza. Poi si propongono come portabandiera dell’artigianalità del gelato poi prova a chiedergli se ti prendono a fare esperienza in bottega, forse ci troverai un extra-comunitario sottopagato e magari con poco acume.
Devi pagare a suon di euro e non di gavetta per apprendere questa benedetta artigianlità ….e non tutti possono permetterselo specialmente di questi tempi.
Non capisco il senso di questo commento. Se una persona si è formata per anni con studi e/o esperienza perché dovrebbe fare consulenza aggratis? E poi perché uno che ha tali competenze non può essere portabandiera del proprio mestiere? Sul fatto che ospitare gente in laboratorio sia una pratica rara concordo, ma non credo che c’entri con lo sfruttamento “razziale”. È piuttosto una questione logistica nella maggior parte dei casi. Poi ci sono alcuni che amano lavorare da soli ed altri che preferiscono mantenere riservata la propria competitività professionale. Non c’è niente di male in tutto questo.
Signor Albo, lá mia voleva essere una provocazione essenzialmente, per chi come me da neofita, vuole fare il vero gelato artigianale, e senza fare un uso smodato dei semilavorati anzi ridotti al mínimo, avere una certa indipendenza intelletuale . Cosa mi consiglierebbe allora se sareste al mio posto , mi faccia dei nomi e indica delle vie. Grazie
Tel.
3398799130