Semilavorato industriale, sì o no?

Domanda provocatoria naturalmente.

Ma che ancora qualcuno utilizza per “dividere” o differenziare tra chi fa un gelato artigianale e chi no.

Per noi dei Gelatieri per il Gelato il problema va posto in modo diverso. Innanzitutto bisognerebbe fare un po’ di chiarezza su cosa si intende per semilavorato industriale.

A questo proposito vorremmo riportare all’attenzione di TUTTI ciò che è stato scritto in un bell’articolo, creato a quattro mani dal nostro Maestro Luca Caviezel e dal compianto Carlo Pozzi, due dei fondatori storici del movimento dei Gelatieri per il Gelato.

Vorremmo sottolineare solo qualche passaggio fondamentale di questo articolo uscito sulla rivista Gelato Artigianale diversi anni addietro.

Già prima del 2004 i nostri scrivevano così:

…Noi auspichiamo che il semilavorato conservi e che non perda comunque la sua originaria funzione di prodotto “semi-preparato” destinato a successivo impiego e/o finitura, che conservi la sua originaria identità, che rimanga quel prodotto “di aiuto” all’artigiano inteso a rendergli più agevole il lavoro, liberandolo da faticose operazioni secondarie e, soprattutto, che sia tanto versatile da permettergli un buon utilizzo senza condizionarlo nella sua peculiare attività creativa.

Un passaggio con un forte messaggio intrinseco. Come dire: attenzione a non trasformare un “supporto” all’artigianalità in un “sostituto” della stessa e quindi della cultura di un mestiere.

Più avanti leggiamo:

…Da ormai parecchio tempo ci troviamo di fronte a prodotti nuovi “tecnologicamente avanzati”, che con il nuovo nome di ingredienti composti sembra si intendono confondere tra i semilavorati. Si tratta di prodotti completi, di composti finiti in parte in polvere semplicemente da reidratare ed altri talmente completi, già pastorizzati e maturati, e quindi solamente da versare nel congelatore per procedere alla loro mantecazione. A noi non sembra corretto considerare questi prodotti dei “semilavorati”, in quanto tali non sono né dal punto di vista della composizione, né in ordine alla peculiare funzione, all’impiego ed alle caratteristiche. Vi è inoltre che alcuni di questi vengono indicati sconvenientemente come “basi”, termine che nel comune nostro linguaggio di gelateria significa, appunto, basi neutre semilavorate che dovranno essere, a loro volta, completate dal gelatiere a seconda delle caratteristiche volute: strutturali, di corpo, organolettiche, ecc. Questo a noi gelatieri artigiani non piace e non possiamo non pretendere che se ne faccia chiarezza. Riteniamo quindi indispensabile che venga recuperata quella indispensabile onestà intellettuale unita ad altrettanta correttezza commerciale per affrontare con assoluta trasparenza il problema ed evitare equivoci e nel contempo la sgradevole impressione di voler “confondere le carte”. Ciò significa che, relativamente a questi nuovi prodotti, non andrebbe fatto alcun riferimento al tipico semilavorato da sempre in uso nella gelateria artigianale, indicando correttamente la vera natura del prodotto.

Una certa pubblicità si pregia di offrire questi prodotti ai gelatieri!

Può anche darsi che certi “maestri gelatieri” ne facciano corrente e buon uso; noi, e con noi molti, moltissimi semplici gelatieri artigiani, ci sentiamo invece offesi in quanto, da artigiani non vogliamo essere confusi con semplici esecutori, manovali o macchinisti, anche se questi adornano il loro capo con il cappello alto e fregiano le loro divise dalla più svariata pubblicità tipo “Formula Uno”. Soprattutto non vogliamo che il nostro “gelato artigianale”, elaborato e curato dal singolo artigiano, possa essere confuso con altro prodotto che non ha il diritto di essere specificato come “artigianale”. Si ha per caso timore o vergogna di chiamare questi bambini con il proprio vero nome? Ad esempio “miscela completa per gelato” oppure “ingrediente composto completo”? Non chiediamo quindi nulla di più di differenziare chiaramente i due prodotti; da una parte i semilavorati tradizionali artigianali ben distinti da quei preparati industriali completi.

Luca Caviezel & Carlo Pozzi

Ecco, è passato un po’ di tempo da questo articolo. Ma è stata fatta questa chiarezza? Sono state date queste (ed altre) risposte?

Noi non ne abbiamo notizia. Ci piacerebbe che questo vuoto venga colmato da chi questi prodotti li produce e li commercializza. Chi meglio delle aziende di semilavorati può essere titolata a definire e classificare i propri prodotti?

E’ un po’ come dire: chi meglio dei gelatieri può essere titolato a definire il frutto del proprio lavoro? 😉 

Detto questo va sottolineato che i Gelatieri per il Gelato non pensano che non si debbano utilizzare i semilavorati industriali, soprattutto se si tratta di prodotti puri e qualitativamente elevati, anzi, essi sono un validissimo supporto al lavoro e all’organizzazione del gelatiere.

Certo occorre fare dei distinguo che rigiuardano i loro contenuti e le loro caratteristiche, anche perché attualmente il termine lessicale “semilavorato” è molto ampio e può includere ingredienti che nessuno si sognerebbe di escludere dalla ricettazione di un gelato artigianale, ma anche prodotti dalla qualità e dalla composizione assai discutibile.

Se questi “semilavorati” sono in linea con i principi del codice etico che abbiamo VOLONTARIAMENTE deciso di seguire, non c’è alcun motivo per non utilizzarli.

Riportiamo a scanso di equivoci i 5 punti del codice che parlano di questo:

  1. Evitare l’uso di coloranti artificiali [1], e dei prodotti semilavorati che li contengono, per la produzione dei propri prodotti artigianali.
  2. Evitare l’uso di grassi vegetali idrogenati, olio di palma e di colza e dei prodotti semilavorati che li contengono.
  3. Evitare l’uso dei vari “miglioratori[2] del gelato e degli aromi di sintesi o natural-identici.
  4. Evitare le “scorciatoie” commerciali quali le paste composte che un gelatiere può tranquillamente prepararsi in laboratorio, grazie alla sua professionalità e alle tecnologie a sua disposizione.
  5. Evitare le “basi in polvere” prebilanciate e standardizzate dalle aziende di semilavorati: le varie basi 50, 100 ,150 e oltre. Tutti prodotti che tolgono gran parte della creatività e spesso obbligano i gelatieri a seguire le ricette imposte dai fornitori.[3]

[1] Fatta eccezione di quelli prodotti artigianalmente all’interno del proprio laboratorio, rispettosi della salute e derivati da prodotti naturali, erbe, piante e fiori.

[2] Si tratta di preparati che contengono emulsionanti pregelatinizzati, grassi vegetali spesso idrogenati e additivi atti a gonfiare il gelato o a impedirne lo scioglimento ad alte temperature.

[3] Eventuali deroghe riferite alla pre-pesatura di miscele in polvere personali, atte a velocizzare o controllare le operazioni produttive dei propri dipendenti potranno essere prese in considerazione dal CD secondo il singolo caso.

Quindi la risposta alla domanda del titolo è SI’, basta che rientrino in certi canoni etici e culturali che abbiamo deciso di seguire.

Nessuna guerra alle aziende di semilavorati quindi, ma un invito alla trasparenza e alla collaborazione nel fornirci prodotti di alta qualità e non sostitutivi delle capacità tecniche del gelatiere.

I prodotti “pronti” in gelateria equivalgono al piatto pronto, precotto e congelato per la ristorazione: portano allo svilimento della professionalità dell’artigiano: l’appiattimento e la standardizzazione del gusto sono i veri rischi nel presente e nel futuro di questo settore.

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  1. ciao,
    un articolo molto bene, penso anche io cosi!
    Una grande differenza anche nel gusto, a mio parere.
    saluti

  2. beniamino de pellegrin says:

    egregi colleghi, l’articolo riportato penso corrisponda veramente alle nostre aspettative. Luca e Carlo , sono stati un punto di riferimento importante per chi come ancora tanti di noi crede nella professionalita’del nostro mestiere e non solo…..purtroppo assistiamo ad una standardiddazione nel settore alimentare senza precedenti,e anche il nostro settore non ne esce indenne. Molti di noi si sono dimenticati che la nostra fortuna e’ stata la diffusione di gelaterie sigole, gestite quasi sempre da una famiglia che oltre a produrre con passione, trasmettevano alla clientela una certa familiarita’ e simpatia. Spero tanto che questo nostro patrimonio non vada disperso,perche’all’orizzonte si affaciano sempre piu’ commercianti e faccendieri portatori di modernita’…….

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