Dell’Identità del Gelatiere ovvero dei Maghi e delle Fattucchiere

Sono un po’ d’anni che puntualmente mi si presenta alla mente una domanda: il gelatiere chi è, qual è il suo profilo professionale, in sintesi: qual è la sua Identità?

Questa domanda me la sono posta la prima volta alcuni anni fa, al momento del mio ingresso nel fatato mondo della gelateria. Provenivo da una solida carriera condotta in settori del terziario avanzato con una prevalenza nei servizi all’impresa ed all’industria.

In tali ambiti, l’identità professionale è chiaramente definibile, tutto ciò che attiene a questo mondo, soprattutto se ci riferiamo all’industria, è ampiamente “normato”. Standard internazionali, linee guida, procedure, processi sono pane quotidiano per chiunque operi professionalmente nel mondo produttivo, amministrativo, della logistica o dei servizi.

Chiunque voglia lavorare in tali ambiti deve possedere, oltre ad uno specifico stimolo personale, un solido “pacchetto” di conoscenze trasversali per formare il proprio profilo professionale. Deve possedere le nozioni di base per poter parlare una lingua condivisa, deve conoscere quali sono le modalità di creazione, prototipazione, test, produzione, commercializzazione, supporto al cliente, proprie di un moderno prodotto industriale.

Pur nella specificità della singola industria e del singolo prodotto, tutta la catena organizzativa, produttiva, logistica, di scelta dei materiali e di creazione del prodotto, sono create, organizzate e gestite con modalità condivise, riferendosi a standard, linee guida e procedure codificate.

Il mondo industriale funziona così, diversamente sarebbe impossibile collocarlo in un meccanismo globalizzato come quello che connota il nostro mondo economico e produttivo.

Volendo fare un po’ di storia, potremmo dire che le prime esigenze d’armonizzazione dei sistemi industriali sono nate con la prima e soprattutto la seconda guerra mondiale. Gli eventi bellici riconvertirono in breve tempo l’intero apparato industriale da una produzione civile ad una militare avanzando l’esigenza di disporre di prodotti con tolleranze costruttive certe, al fine, ad esempio, che la munizione prodotta dall’industria A sia perfettamente compatibile con la canna del fucile prodotta dall’industria B. Sembrano per noi delle ovvietà, ma le difficoltà da superare furono moltissime e gravose.
Da queste esperienze nacquero gli Standard Industriali che poi divennero anche Internazionali.
Bene, questo per dirvi che quando approdai al mondo della gelateria tutto questo non lo ritrovai, nemmeno un abbozzo o un’intenzione. Niente.
Ciò che trovai fu un comparto popolato da molte individualità senza una comune identità professionale, senza riferimenti culturali certi, senza prassi condivisa. Ma quello che mi sorprese di più fu rilevare parecchi soggetti, che di fatto potremmo associare ai maghi e alle fattucchiere, tutti indistintamente sedicenti possessori della pietra filosofale applicabile al gelato e alla gelateria.

Non fu facile, lo ammetto.

I riferimenti culturali erano rappresentati dai fondamentali tomi di Caviezel e poco altro. Alcune scuole, con ognuna una personale inclinazione verso un tipo od un altro di gelato, costose, senza un chiaro approccio didattico perché create, gestite ed operate da persone che erano tutt’altro che pedagoghi.

Per il resto, il nulla.

Per cui partii da lì, come molti, con l’ostinata intenzione d’acquisire una mia personale Identità professionale, visto che non ne era disponibile una condivisa.

A distanza d’anni, dopo migliaia d’ore spese a cercare la mia personale pietra filosofale, e a non trascurabili importi di migliaia di Euro spesi per la sua ricerca, dove mi posiziono? In verità non lo so, non disponendo di un’unità di misura condivisa. A sensazione direi che mi mancano ancora parecchi passaggi per dichiararmi un completo professionista del gelato, ma non avendo riferimenti certi potrei anche aver superato il punto di meta o non aver neppure iniziato concretamente il mio cammino perché mi sono perso per strada in argomentazioni inutili e improduttive.

Il fare da soli, essere degli autodidatti, porta a questo: l’incertezza. Incertezza delle proprie conoscenze, incertezza del proprio prodotto, incertezza della propria persona intesa come professionista.

Durante questo cammino professionale, in verità ho trovato altri miei consimili. Persone a loro volta alla ricerca di riferimenti certi, anche loro (ahimè) senza alcuna pietra filosofale in tasca, ma dotati di entusiasmo e determinazione fortemente orientate alla creazione della loro Identità.

Mi sono spesso accompagnato a loro ed è stata ogni volta una grande occasione di crescita.

Questo mi ha fatto riflettere e mi ha dato una certezza: l’Identità professionale del Gelatiere esiste, ha molte forme perchè è sparsa tra i molti artigiani seri che tuttora la cercano. Mi viene in mente l’immagine di un puzzle, ognuno possiede alcune tessere ma non il quadro globale.

Che cosa è utile fare, a questo punto, se non mettere assieme i nostri “saperi” per formare questo grande puzzle che voglio chiamare Identità del Gelatiere?

I mezzi per raggiungere questo obiettivo ci sarebbero, mi viene in mente un grande convegno di tutte le Associazioni che hanno a cuore la nostra categoria, in cui discutere di questi argomenti e giungere alla definizione, una volta per tutte, della figura del gelatiere, il suo profilo culturale, la prassi professionale.

Se il gelato artigianale di tradizione italiana è stato di fatto definito, ora è la volta della categoria professionale che quel gelato lo deve produrre.

Astenersi maghi e fattucchiere, please.

Pierluigi D’Ambrosio

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